Formazione umanistica e nuove professioni

Formazione umanistica in azienda

Per scrivere questo articolo (primo di una serie inerenti le nuove professioni del web) ho preso spunto dalla presentazione aziendale della Coca – Cola HBC Italia svoltasi proprio oggi presso la Facoltà di Economia dell’Università “La Sapienza” di Roma. Era da diverso tempo che intendevo scrivere un articolo che parlasse di lavoro, nello specifico di chi, come me, ha scelto di intraprendere un percorso di studi inerente la comunicazione e più in generale ha scelto un indirizzo di tipo umanistico.

Ho digerito con difficoltà i precedenti attacchi da parte dei media e della politica sulla Facoltà di Scienze della Comunicazione. Facciamo una breve cronistoria:

  • 19/01/2009 – Bruno Vespa nella sua storica trasmissione Porta a Porta invita gli studenti delle scuole superiori a non iscriversi a Scienze della Comunicazione perché la considera un tragico errore che pagherete per tutta la vita!
  • 11/01/2011 – L’ex Ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini ospite a Ballarò dichiara “Noi abbiamo pensato per esempio la riforma della scuola superiore, che ha voluto dare peso specifico all’istruzione tecnica e all’istruzione professionale, perché riteniamo che piuttosto di tanti corsi di laurea inutili in Scienze delle Comunicazioni o in altre amenità, servano profili tecnici competenti che incontrino l’interesse del mercato del lavoro“.
  • 10/10/2011 – Sempre nella trasmissione Porta a Porta, Maurizio Sacconi, ex Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali dichiara: “Il problema dei giovani è che spesso non vengono seguiti dai genitori, che consentono loro di iscriversi a facoltà universitarie come Scienze della Comunicazione”.

Probabilmente questi sono stati gli interventi più significativi e duri nei confronti di studenti ed ex-studenti di Scienze della Comunicazione. Preciso che questo non vuole essere un articolo polemico contro nessuno, non serve in questo contesto e non è necesario, sono sufficienti alcuni episodi che hanno evidenziato una forte incompetenza, nonché arretratezza culturale tutta italiana nei confronti della comunicazione, come i famosi neutrini della Gelmini, un’enorme gaffe commentata anche da Marco Stancati, professore di “Pianificazione dei Media nelle strategie d’impresa” ed eccellente professionista.

Le righe precedenti sono solo un piccolo “incipit” di quelle che sono le considerazioni che vorrei condividere. È opinione comune, almeno in Italia, che le aziende tendano ad assumere maggiormente profili di tipo scientifico a discapito di profili di tipo umanistico, che naturalmente non comprendono solo Scienze della Comunicazione, ma altre facoltà quali: Sociologia, Filosofia, Lettere, Lingue e Psicologia.

Premesso che viviamo un periodo storico in cui le aziende assumono poco a causa della crisi che purtroppo pesa sulla nostra pelle, il relatore dell’intervento di oggi ha affermato che le aziende già da qualche anno prendono in considerazione profili umanistici, perché generalmente hanno una migliore capacità di problem solving rispetto a persone con competenze squisitamente tecniche. Aggiungo che probabilmente le aziende stanno iniziando a rivalutare i profili umanistici poiché è cambiato il modo di lavorare e la filosofia aziendale, infatti devono fronteggiare con maggior frequenza problemi non solo tecnici.

Un’organizzazione è un insieme di relazioni sociali sia interne che esterne, non a caso la Responsabilità Sociale d’Impresa è divenuta un must per tutte le grandi multinazionali, che devono confrontarsi con i propri stakeholders. Per questo motivo occorrono professionisti che siano in grado di risolvere problemi trasversali, con un approccio non meramente tecnico e settoriale, ma abbiano una visione d’insieme che gli permetta di trovare soluzioni a problemi di qualsiasi tipo.

Occorrono competenze trasversali, bisogna osservare la realtà da punti di vista diversi, perché molto spesso le soluzioni provengono da chi non essendo direttamente coinvolto nella situazione, può osservarla dall’alto ed avere un quadro più completo di essa. Questo permette di porsi le domande corrette per risolvere un determinato problema.

Ricorderete tutti il film Pulp Fiction di Quentin Tarantino, in cui i protagonisti Jules, Vincent e Jimmy riescono a risolvere il loro problema (far sparire un corpo senza testa) solo con l’intervento del signor Wolf, che in meno di un’ora, anche grazie al suo scarso coinvolgimento nella grottesca situazione, riesce a nascondere il corpo e trasportarlo altrove. Probabilmente Mr. Wolf è uno dei più grandi problem solver della storia del cinema americano da cui prendere esempio.

Ho avuto modo di leggere un articolo pubblicato su sito Linkiesta di Giovanna Cosenza, che oltre ad essere docente di semiotica all’Università di Bologna è una blogger che ha inquadrato perfettamente la situazione dei laureati di Scienze della Comunicazione. Anche in Italia bisogna iniziare a cambiare certi pregiudizi che riguardano la comunicazione e gli “umanisti” nel mondo del lavoro ed in particolare aziendale.

Secondo una delle principali società attive nel campo dei servizi di ricerca del personale (Page Personnel), il 2012 sarà un anno molto importante per il Digital e New Media, in quanto aumenterà la richiesta di profili che oltre a conoscere l’inglese, conoscono le logiche dei social media, le tecnologie dell’Information and Communication Technology, hanno preferibilmente una laurea in Comunicazione o Marketing ed una spiccata capacità di problem solving.

Nulla esclude che profili tecnici e settoriali possano avere competenze trasversali, ma è altrettanto vero che profili con formazione umanistica posseggono una maggior apertura mentale, che permette loro di arricchirsi ed approfondire competenze di natura sia tecnica che tecnologica. Da qualche anno a questa parte il web è riuscito a generare nuove professioni e secondo quanto detto poc’anzi continuerà a crearne di nuove ed importanti.

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